LA STORIA

 Cinquantanni di storia del Ronin Kai Judo Mestre non sono facili da raccontare...


"50 ANNI NELLA TRADIZIONE PER PROGREDIRE"

I 47 Ronin >>


 

La nostra storia comincia già nei primi anni '70. Il Club nasce, un pò come l' "ARABA FENICE" dalle ceneri della FIAMMA YAMATO MESTRE già attiva dalla prima metà degli anni '60. Alcuni dei soci fondatori praticavano nell'ultima palestra della " Fiamma Yamato ", in via G. Pepe a Mestre.

 Un ruolo importante, a quel tempo fu ricoperto da tre persone: Il Mº. di karate Gianni Rugliancich, persona estremamente seria e preparata e gli allenatori, cinture marroni di Jūdō, Bruno Pesce, ottimo agonista del Jūdō Club Mestre e Renato Donzello, mitico personaggio veneziano del "Dopo Lavoro Ferroviario" di piazzale Roma, appartenente al gruppo di pionieri del Jūdō veneziano tra i quali spicca il nome del Mº. Paolo Vettor (attualmente 6º Dan).
A seguito di una serie di accordi si decideva di chiudere in tutta fretta la palestra di via Pepe per confluire in una realtà appena costituita di fronte alla Stazione di Mestre nello stesso stabile dell' Hotel Plaza. Come spesso accade gli accordi non vennero rispettati, ci fu chiusa la porta in faccia e ci trovammo "raminghi" in cerca di una nuova palestra non facile da trovare. Questa condizione di "aspiranti samurai erranti" molto influì sulla scelta del nome del Club che oggi compie ben 40 anni, 




 

 Rōnin Kai, appunto, "Associazione dei Samurai senza padrone". Il nostro istruttore Bruno Pesce ci mise in contatto con il FENATI SPILIMBERGO dove sI era allenato durante il servizio militare con il Mº. Renzo Grillo storico insegnante del Fenati, Club presieduto allora dall' avv.to Giancarlo Zanier destinato a divenire negli anni personaggio di primissimo piano della Federazione. 

Nel 1972 un socio fondatore, allora cintura blu, Ali Belfadel Said (Alì), trovò la storica palestra di via Felisati al no. 109 oggi sede della "Banca degli Occhi". Le spese venivano ripartite tra i partecipanti, i lavori fatti in economia da noi stessi. d'inverno ci allenavamo con il ghiaccio ai vetri ed un freddo bestiale sui vecchi Tatami (durissimi) in paglia di riso noti col nome di "kokusai". Ci sembrava un sogno poter avere un vero maestro, che ci permettesse di affiliarci e partecipare alle gare; così come era un sogno poter avere le docce. In alcuni mesi riuscimmo a sistemare la palestra alla meno peggio, ricavammo anche due docce, inizialmente solo con acqua fredda e l'anno dopo con scaldaacqua a gas. Alcuni di noi ( Alì, Walter Dogà, Stefano Tringali, Emilio Tedesco, Walter Bastianello, Luigi Stevanato, Marco de Pretto ecc.ecc.) si tesserarono con il Fenati e cominciarono a fare le prime gare.

Nel 1972/73 arrivò in palestra la prima cintura nera, non era ancora un maestro, ma un valido atleta del Jūdō Club Mestre che l'aveva presa per meriti agonistici : Giorgio Mechi, oggi valido ed apprezzato avvocato di Mestre. Contemporaneamente non era stato chiuso il rapporto con la Fiamma Yamato di Roma che nel 1967 aveva vinto il titolo italiano a squadre battendo anche i gruppi sportivi militari. Il contatto fu importante per due fattori: 1) attraverso il Mº. Mikuriya, insegnante di karate presso la Fiamma Yamato Roma, entrammo in contatto con il Mº. Satoshi Sueiro che all'epoca insegnava a Verona e decise di venire da noi aprendo nel 1973 il primo corso di karate. 2) Il tesseramento di alcuni di noi con la Fiamma Yamato Roma, accordo che permise al giovane Stefano Tringali di poter fare gli esami d'ammissione all' A.N.I.J. (Accademia Nazionale Italiana Jūdō), dove avrebbe conseguito l'abilitazione all'insegnamento del Jūdō. l' arrivo del Mº. Satoshi a Mestre fu un evento. In quel periodo impazzavano i film del mitico Bruce Lee dai titoli più suggestivi che mai (l'urlo di Chen, La treccia che uccide, Dalla Cina con furore, ecc.ecc.) e la palestra, come per miracolo, si riempì di praticanti. Lo stile Go-Ju (letteralmente duro / morbido) del Maestro Satoshi e del suo assistente Mithoshi, ( giovane agonista di Fukuoka campione dell' isola di Kyūshū ) era particolarmente impegnativo; i colpi venivano portati a fondo, tranne che nei punti vitali. Al primo allenamento parteciparono 60 persone, al secondo 40, al terzo 20. Nel giro di due settimane avevano già abbandonato i due terzi degli iscritti, preferendo continuare a guardare i film piuttosto che impegnarsi seriamente in allenamenti duri e faticosi. In quel periodo si distinsero particolarmente due atleti: Roberto Adelmo Portinari, ufficiale dei Lagunari e Bissacco Nadir che divenne un buon amico di Mithoshi e che attualmente è ancora dirigente del Club. La particolare durezza del Go Ju Ryu portò il Maestro ad accettare unicamente allievi adulti, ciò portò bambini e ragazzi a confluire nei corsi di Jūdō. Così, per esempio Roberto Pagliarin, prima cintura nera agonista del Rōnin Kai, conseguita a soli 16 anni, voleva praticare il Karate, come il fratello Francesco, ma si vide, per nostra fortuna, indirizzato al Jūdō. A seguito dei buoni rapporti mantenuti con la Fiamma Yamato Roma, il loro Insegnate Tecnico, il giapponese Masami Mathushita, che divenne in seguito allenatore della Nazionale Italiana, tenne una serie di lezioni al Rōnin Kai permettendo anche al settore Jūdō di decollare.

Alla fine del 1973 attraverso il Mº. Adriano Pizzolon, contattammo il Mº. Renzo Ondei, che aveva appena finito il corso presso l' Accademia di Roma e che accettò la direzione tecnica. Nel 1974 fu formalizzata la costituzione del Rōnin Kai Jūdō Karate Club con 9 soci fondatori, Presidente il Col. Giuseppe Tringali, Vice il Geom. Roberto Maggiori ed Insegnante Tecnico il Mº. Renzo Ondei, oggi VI Dan ed ottimo amico dei Rōnin. Se per il Jūdō l'affiliazione alla Federazione decorse immediatamente, cioè non appena reperito un tecnico abilitato, la stessa cosa non era possibile con il Karate, dove ogni stile aveva una sua organizzazione e non essendo sport olimpico a nessuno interessava entrare nel "sistema CONI".- In Italia, all' epoca, erano presenti principalmente 3 stili (ryu) lo Shotokan del Mº. Iroshi Shirai, il Wadoryu del Mº. Toyama ed il meno diffuso Go-Ju del Mº. Satoshi.
Tra la fine del 1974 ed il 1975 Stefano Tringali frequenta il corso "Lambda" dell' A.N.I.J. e ottienne l'abilitazione all'insegnamento, anche se in verità già da alcuni anni seguiva il corso dei bambini e ragazzi. Dal 1975 diventa l' Insegnante tecnico titolare del Rōnin Kai. I risultati agonistici non tardarono ad arrivare e già dopo il primo anno di affiliazione ci furono vari finalisti a2lle gare nazionali. Basta consultare l' "Albo d'Oro" inserito nel nostro sito per rendersene conto. Se le cose andavano nel migliore dei modi per il Jūdō così non era per il karate che non partecipava a vere e proprie gare ma solo a scambi tra palestre dello stesso stile. Nell'organizzazione del Mº. Satoshi le palestre più importanti si trovavano nelle città di Roma e Perugia sotto la guida del Mº. Mikuriya, e a Verona e Mestre con il Mº. Satoshi e il fortissimo Mitoshi. Nell' estate del 1975 il Mº. Satoshi torna in Giappone per motivi familiari ed il gruppo entra in crisi. Durante la pausa estiva viene contattato un altro Maestro giapponese ed arriva in Italia Toshio Yumoto IV Dan della J.K.A. (Japan Karate Association) ma il problema più grosso è costituito dalla diversità di stile; infatti il Mº. Yumoto pratica lo Shotokan. Sicuramente si tratta di uno style meno complesso del Go-Ju, sebbene più rigido incontra quasi subito un successo attraverso le competizioni; è di fatto uno stile meno "filosofico" e più sportivo anche se il Mº. Yumoto lo pratica in modo tradizionale attraverso un attento studio dei kata (forma, modello). Il capo scuola in Italia è il Mº. Hiroshi Shirai che vive a Milano, in Veneto si distingue il veneziano Bruno De Michelis che nella sua brillante carriera agonistica raggiunge il traguardo di vice campione del mondo. Il Mº. Yumoto lavora molto bene e nel giro di un anno insegna, oltre che a Mestre, anche a Ferrara e Trieste creando in poco tempo un gruppo molto valido ed affiatato. In un incontro con il Mº. Shirai viene stabilito di non aderire a nessuna Federazione mantenendo di fatto una posizione autonoma che durerà per diversi anni. Tra gli allievi diretti del Mº. Yumoto, due in particolare hanno rivestito un ruolo importante all'interno del Rōnin Kai : Giovanni Ronchini e Giovanni Timperanza che in breve tempo acquisirono la cintura nera riconosciuta inizialmente dalla FIAM (federazione Italiana Arti Marziali). Nel 1978 anche il Mº. Yumoto fa ritorno in Giappone lasciando il compito di proseguire nella sua opera ai suoi allievi più anziani e preparati. Nel frattempo un altro Maestro giapponese, questa volta per il Jūdō, aveva fatto il suo ingresso al Rōnin Kai, si tratta di Fumio Ichizuka di Saitama Ken, vicino Tokyo. Per il suo carattere e la sua simpatia Fumio conquista l'ammirazione e l'amicizia di tutti gli allievi. Resterà con noi per ben 8 anni segnando il periodo più bello e più esaltante della storia del Rōnin Kai. Contemporaneamente lui per il Jūdō ed il Mº. Yumoto per il Karate portarono il Club al suo punto massimo di crescita, infatti gli allievi di Jūdō arrivarono a 100 iscritti superando per la prima volta quelli del Karate, che comunque superavano la cinquantina. In palestra inoltre, grazie alle capacità organizzative dell'allora Presidente e della segretaria Michela venivano coordinati anche corsi di Aikido, ginnastica, danza e yoga, permettendo al Club di non avere problemi finanziari e di poter spesare le trasferte a tutti gli atleti impegnati agonisticamente in tutta Italia. Dal 1978 al 1984, dopo la partenza del Mº. Yumoto l' insegnamento del Karate viene affidato al Mº. Paolo Bonora che diverrà una figura di spicco del Karate veneto in quanto per ben 8 anni rivestirà per la FiJLKAM la carica di responsabile regionale di settore. Anche il karate comincia ad affacciarsi al mondo delle gare, sebbene  il problema "federale" non sia ancora risolto e di fatto restano ancora due grosse organizzazioni che si contrappongono la FESIKA del Mº. Shirai a Milano e la FIK del Mº. Basile a Roma. Paolo Bonora, allievo del Mº. Failoni, era direttore tecnico dello Shotokan Mirano, ove per una naturale collaborazione tra i due Club, viene fondato il Jūdō Club Mirano; si alternavano nell'insegnamento a Mirano i Maestri Ichizuca e Tringali ottenendo in breve tempo apprezzabili risultati. Il Mº. Bonora lascia l'insegnamento al Rōnin Kai nel 1984, resta il Mº. Giovanni Ronchini che con la caparbietà e la serietà che lo hanno sempre distinto continua nell'insegnamento e collabora attivamente alla vita del Club sia istituendo un corso di ginnastica amatoriale sia entrando nel direttivo come dirigente oltre che come tecnico. Mentre il karate prosegue tra alti e bassi nel Jūdō si raggiungono risultati impensabili solo pochi anni prima (vedi Albo d'Oro). Basti pensare che nel 1983 il Rōnin Kai si piazza al 127o. posto (su oltre 1000) nella classifica Nazionale per Club, al 9o. posto nella regione Veneto e al secondo nella provincia di Venezia. Nel 1984 raggiunge il massimo, 57o. posto a livello nazionale, terza società del Veneto e prima nella provincia di Venezia. Purtroppo però nel 1986, a segnare la fine di un periodo bellissimo, arriva uno sfratto esecutivo, intrapreso dopo la morte del Sig. Cesare Pomiato, proprietario dell'immobile, a seguito della volontà degli eredi di venderlo. Il Club fu costretto ad abbandonare la sede storica di via Felisati 109 ed a cominciare ad "errare" , ancora una volta come i leggendari Rōnin, alla ricerca di una sede per gli allenamenti. Naturalmente tutte le attività collaterali (danza, yoga e ginnastica) vengono disperse, solo la volontà e l'impegno costante del Mº. Tringali per il Jūdō e del Mº. Ronchini per il karate permettono al Club di sopravvivere . Senza l'aiuto di nessuno, senza sponsor n´ economici n´ tantomeno politici, passa il periodo più nero della sua storia. Prima una sistemazione presso l'oratorio della chiesa dell' Altobello, poi attraverso la trafila delle assegnazioni degli spazi palestra arriviamo all'Istituto d' Arte ex Giulio Cesare (via Tasso angolo C.so del Popolo) per finalmente giungere alla fine degli anni 80 ad avere in assegnazione l'attuale palestra in via Catalani 9. Con l'arrivo in via Catalani, fummo costretti a sostituire i vecchi tatami in paglia di riso, che essendo più spessi creavano un problema in altezza quando venivano riposti. l'acquisto dei tatami nuovi era una spesa impegnativa, soprattutto in quel triste periodo. Ci venne in aiuto il CONI che attraverso l'allora responsabile provinciale per il Jūdō Mº. Gianpaolo Scagnetto, buon amico, ci fece avere un contributo. In quel periodo un particolare merito va riconosciuto al Mº. Ronchini per aver tenuto coeso un gruppo ed aver aiutato il Club a superare i momenti più bui senza staccarsi e mantenendo viva la tradizione dei Rōnin. Nei primi anni '90 il Mº. Ronchini ed un piccolo gruppo di suoi allievi comincia una nuova avventura avvicinandosi al mondo del Ju-Jutsu seguendo con interesse ed impegno il metodo del Mº. Robert Clarck, e frequentando periodicamente la palestra del Forza e Costanza Brescia ove lo stesso stile era seguito anche dal Mº. ROCCA. Nell'avventura vengono coinvolti due agonisti del Jūdō che avevano appena conseguito la cintura nera. Enrico Signori e Luca Marchi che conseguiranno in seguito anche la cintura nera di Ju-Jutsu; Enrico in particolare terrà il primo corso di difesa personale/ ju-jutsu conducendolo per alcuni anni con ottimi risultati. Le vicende federali del karate continuano ad evolvere fino alla fine del 1993 anno in cui viene costituita la FILPIK ed il karate entra di fatto a far parte, pur non essendo disciplina olimpica, della stessa Federazione del Jūdō. Il Mº. Ronchini non intende aderire al nuovo progetto federale del karate; d'altronde i suoi interessi si stanno già da tempo orientando verso il ju-jutsu. Inoltre all'interno del gruppo del karate si sta formando una "fronda" che convince il Mº. Ronchini a staccarsi dallo storico Rōnin Kai e a fondare il KAMI CENTER aderendo, anziché alla federazione, ad un ente di promozione. Finchè i rapporti vengono tenuti personalmente dai Maestri Ronchini e Tringali, Rōnin di nome e di fatto, non ci sono problemi di convivenza; tant'è che il Mº. Tringali, divenuto nel frattempo anche Presidente del Club, ottiene l'assegnazione degli spazi nella stessa palestra anche per il Kami Center negli altri giorni. Purtroppo però, la continua azione di disturbo dei "dissidenti" porta al definitivo distacco tra i due sodalizi. Non resta che ringraziare ancora una volta il Mº. Ronchini per quanto ha fatto all'interno del Rōnin Kai nel periodo più difficile, per la sua coerenza e la serietà con la quale si è affermato negli anni risultando essere, a nostro modesto avviso, uno dei migliori insegnanti di ju-jutsu attualmente praticanti in zona. Evidentemente gli insegnamenti del Mº. Yumoto non sono stati inutili. Giusto per sottolineare l'importanza che ha avuto la nostra palestra nella realtà presente sul territorio vogliamo qui citare un altro Rōnin che ancora insegna a Mestre: il Mº. Roberto Ronchini, fratello di Gianni. Roberto, già campione regionale di Jūdō, più volte finalista ai Campionati Italiani di Jūdō, è divenuto un forte agonista anche nel karate; ha insegnato presso la palestra di Karate più forte del Veneto, il Karate Project di Noale (oggi ASI Karate Veneto) ottenendo ottimi risultati. Roberto è rimasto nel mondo del Karate all'interno della Federazione ed attualmente è Insegnate Tecnico del gruppo karate della Polisportiva Terraglio di Mestre. Nel 1994, esattamente a 20 anni dalla fondazione ufficiale, il Rōnin Kai affilia alla Federazione anche il settore karate. Ciò è possibile grazie al riavvicinamento del Mº. Giovanni Timperanza che da subito aveva aderito alla costituzione del settore karate nella FILPJK (poi divenuta FiJLKAM) e che possiede i requisiti richiesti. Con il Mº. Timperanza decolla l'attività agonistica del settore karate con ottimi risultati a livello nazionale (vedi Albo d'Oro). Il gruppo del Karate è molto affiatato l' "impronta giapponese" del Mº. Yumoto è ben presente, la tradizione del Rōnin Kai può ben continuare. All'interno del settore karate come Tecnici si distinguono tra gli altri, Claudio Luise, purtroppo prematuramente scomparso e Silvia Marin, che ha partecipato come tecnico al primo corso di "M.G.A."(Metodo Globale Autodifesa) e poi come laureata in Psicologia ha collaborato con il Mº. Tringali alla realizzazione di un corso di difesa personale preparando due lezioni teoriche (psicologia dell'aggredito e psicologia dell'aggressore) estremamente interessanti. l' attività del Karate diretta dal Mº. Timperanza all'interno del Club è durata fino al 2002, anno in cui il Mº. Timperanza ha rassegnato le proprie dimissioni. Da quell'anno il karate non viene più praticato all'interno del Club e un pò, come a voler sintetizzare, con una fotografia, la situazione italiana del Karate si può dire che: il Mº. Bonora, dopo aver ricoperto importanti incarichi all'interno della federazione è stato colpito da una sanzione disciplinare esagerata che lo ha costretto ad abbandonare la FiJLKAM e concentrare la sua attività nel gruppo karate della Libertas, Il Mº. Ronchini Giovanni  pratica il ju-jutsu al Kami Center operando con le Us. Acli; per giungere in seguito a costituire il gruppo jujutsu all'interno della Polisportiva Terraglio. il Mº. Timperanza ha seguito Paolo Bonora all'interno della Libertas. Nessuno di loro, per lungo tempo, opera all' interno della FiJLKAM; di fatto un patrimonio di esperienze maturato in 20 anni di attività è disperso, così come si dispersero i 47 Rōnin. Resta solo la speranza che un giorno possa riaggregarsi per entrare nella Storia e mantenere principi e valori tramandati da tanti validi Maestri, piuttosto che andare incontro a tante piccole avventure destinate ad essere dimenticate. Certo che se tutte queste persone facessero ancora parte dello stesso sodalizio, saremmo di fronte alla più forte palestra mai esistita sul territorio, operante nei settori del Jūdō, Karate e Ju-jutsu. Purtroppo resta solo un' ipotesi, un piccolo sogno, ma non è detto che in futuro non possa avverarsi, così come i 47 Rōnin si sono ritrovati, dopo mille peripezie, per compiere la loro missione.

 Dal 2003 all'interno del Club si pratica solo il Jūdō, ed in via marginale ed amatorialmente, la difesa personale. Pensando a quanta strada è stata fatta non si può non constatare come i tempi siano cambiati, i bambini e i ragazzi sono cambiati. I ritmi della vita, le abitudini sono completamente mutati. Oggi un giovane può girare il mondo con molta facilità, cosa impensabile nel 1974. Anche i metodi d'insegnamento hanno dovuto adeguarsi ad una situazione completamente diversa. In questo il Club si è adeguato, orientando la propria attività alla massima collaborazione ed integrazione con il mondo della Scuola. Proprio nel 2003 viene organizzato il primo corso per piccoli allievi della Scuola materna (vedi la voce "corsi" nel sito); a coadiuvare il Mº. Tringali c'è una allieva medagliata ai Campionati Italiani che nel frattempo ha conseguito la qualifica di Insegnate Tecnico: Ester De Nicola che oltre a mettere a disposizione la propria esperienza Jūdōistica si propone in prima persona come mamma, inserendo nel corso il figlio Alberto. Sono 9 i piccoli allievi che hanno partecipato al primo corso "materne", ancora oggi alcuni di loro frequentano il Club. E così si sta ripetendo di anno in anno e i tecnici affrontano aggiornamenti e metodiche con materie una volta completamente disattese (psicomotricità, pedagogia ecc.ecc.). Il lavoro sui piccoli è lento ed impegnativo, ma i risultati si vedono, naturalmente a lunga distanza. Il Jūdō è uno sport altamente tecnico ed ogni movimento deve essere collocato in una situazione sempre diversa condizionata da innumerevoli variabili. La maturazione motoria del bambino deve progredire parallelamente all'apprendimento tecnico specifico, senza forzature iniziando con il gioco per passare solo dopo anni all'apprendimento ed esecuzione delle tecniche di Jūdō. l'agonismo di fatto comincia dopo il compimento del 12°. anno d'età costituendo un obbiettivo facoltativo che, se affrontato con un' adeguata preparazione, potrà sicuramente rivelarsi una bellissima avventura per i ragazzi e soprattutto un' esperienza positiva. In collaborazione con la Scuola Elementare e nell'ambito del progetto della Regione Veneto "Più Sport a Scuola" il Club organizza da diversi anni, in orario curricolare, un corso di avviamento al Jūdō della durata di 6 lezioni destinato ai bambini di 1ª e 2ª che approfondisce e sviluppa quanto già proposto alle materne. Dal 2012/2013 è stato riservato, dalle 16,40 alle 17,30 , durante i giorni di palestra, un corso speciale, con una quota scontata, per i piccoli del plesso "F. Queri" che potranno proseguire gradatamente nell'apprendimento del Jūdō senza disperdere il piccolo "patrimonio motorio" acquisito nei corsi di avviamento. Di fatto dal 2003 ad oggi l'attività del Rōnin Kai si è concentrata nello sviluppare il rapporto con la Scuola, così come suggerito anche dalla Federazione che da anni forma i propri Tecnici in questo senso. I risultati, anche sotto il profilo agonistico, ci sono, anche se va' evidenziato un ruolo più "sociale" che il Club ha assunto adeguandosi di fatto ai tempi. 


 

Il motto che abbiamo scelto per i festegiare questo importante traguardo "50 ANNI NELLA TRADIZIONE PER PROGREDIRE" ben sintetizza la nostra storia che qui abbiamo cercato di illustrarvi.

 Dai primi  anni '70, sotto la guida di valenti insegnanti giapponesi, siamo arrivati ai giorni nostri all'interno di una struttura scolastica. Dai rigidi sistemi d'insegnamento dei Maestri Satoshi, Yumoto, Ichizuka siamo giunti all'interno della Scuola a parlare di psicomotricità e funzione sociale.

 È giusto così, ma il percorso ha seguito un filo conduttore che ha coinvolto molte persone e che nel tempo vuole conservare i valori più veri dello sport ed in modo particolare del mondo delle arti marziali. Tutte le persone che sono entrate in contatto con il nostro Club, direttamente o indirettamente, hanno potuto conoscere e vivere tutto ciò. Sanno cosa significa sudare e faticare per raggiungere un risultato, senza usare scorciatoie, senza avere ne sconti ne vantaggi economici. Cadere decine di volte per rialzarsi e ricominciare sul Tatami così come nella vita. Superare sempre se stessi, conoscere la vera amicizia, quella di chi suda con te; la lealtà di un combattimento dove uno vince e l'altro perde senza mai aver battuto un nemico, ma sempre nella consapevolezza di aver affrontato un avversario che più è forte e più ti gratifica; ti ha fatto crescere e insieme farete crescere chi viene dopo, nel rispetto di quella tradizione che vuole che le cinture di grado superiore aiutino le cinture bianche.

 Lealtà, coraggio, altruismo, perseveranza, rispetto di se stessi e degli altri e soprattutto degli anziani, questi sono i valori che erano presenti nel "Bushido", il codice d'onore che seguivano i leggendari Rōnin e che sono sempre stati presenti nell'attività del nostro Club. Tali valori, che esistono da sempre, dovrebbero essere alla base di una società che vuole migliorarsi. Noi rispettiamo la Tradizione per continuare a progredire. 

Nel corso dei festeggiamenti per i 50 anni di attività verrà proiettato il film "L' ultimo Samurai" con Tom Ctuise,  preceduto e seguito  da un interessante intervento di carattere "storico-culturale" curato dalla nostra RONIN di "lungo corso" Anna Baldin.