Cinquantanni di storia del Ronin Kai Judo Mestre non sono facili da raccontare...
"50 ANNI NELLA TRADIZIONE PER PROGREDIRE"
I 47 Ronin >>
La nostra storia comincia già nei primi anni '70. Il Club nasce, un pò come l' "ARABA FENICE" dalle ceneri della FIAMMA YAMATO MESTRE già attiva dalla prima metà degli anni '60. Alcuni dei soci fondatori praticavano nell'ultima palestra della " Fiamma Yamato ", in via G. Pepe a Mestre.
Un ruolo importante, a
quel tempo fu ricoperto da tre persone: Il Mº. di karate Gianni
Rugliancich, persona estremamente seria e preparata e gli allenatori,
cinture marroni di Jūdō, Bruno Pesce, ottimo agonista del Jūdō
Club Mestre e Renato Donzello, mitico personaggio veneziano del "Dopo
Lavoro Ferroviario" di piazzale Roma, appartenente al gruppo di
pionieri del Jūdō veneziano tra i quali spicca il nome del Mº.
Paolo Vettor (attualmente 6º Dan).
A seguito di una serie di accordi
si decideva di chiudere in tutta fretta la palestra di via Pepe per
confluire in una realtà appena costituita di fronte alla Stazione di
Mestre nello stesso stabile dell' Hotel Plaza. Come spesso accade gli
accordi non vennero rispettati, ci fu chiusa la porta in faccia e ci
trovammo "raminghi" in cerca di una nuova palestra non
facile da trovare. Questa condizione di "aspiranti samurai
erranti" molto influì sulla scelta del nome del Club che oggi
compie ben 40 anni,
Rōnin Kai, appunto, "Associazione dei Samurai senza padrone". Il nostro istruttore Bruno Pesce ci mise in contatto con il FENATI SPILIMBERGO dove sI era allenato durante il servizio militare con il Mº. Renzo Grillo storico insegnante del Fenati, Club presieduto allora dall' avv.to Giancarlo Zanier destinato a divenire negli anni personaggio di primissimo piano della Federazione.
Nel 1972 un socio fondatore, allora cintura blu, Ali
Belfadel Said (Alì), trovò la storica palestra di via Felisati al
no. 109 oggi sede della "Banca degli Occhi". Le spese
venivano ripartite tra i partecipanti, i lavori fatti in economia da
noi stessi. d'inverno ci allenavamo con il ghiaccio ai vetri ed un
freddo bestiale sui vecchi Tatami (durissimi) in paglia di riso noti
col nome di "kokusai". Ci sembrava un sogno poter avere un
vero maestro, che ci permettesse di affiliarci e partecipare alle
gare; così come era un sogno poter avere le docce. In alcuni mesi
riuscimmo a sistemare la palestra alla meno peggio, ricavammo anche
due docce, inizialmente solo con acqua fredda e l'anno dopo con
scaldaacqua a gas. Alcuni di noi ( Alì, Walter Dogà, Stefano
Tringali, Emilio Tedesco, Walter Bastianello, Luigi Stevanato, Marco
de Pretto ecc.ecc.) si tesserarono con il Fenati e cominciarono a
fare le prime gare.
Nel 1972/73 arrivò in palestra la prima cintura
nera, non era ancora un maestro, ma un valido atleta del Jūdō Club
Mestre che l'aveva presa per meriti agonistici : Giorgio Mechi, oggi
valido ed apprezzato avvocato di Mestre. Contemporaneamente non era
stato chiuso il rapporto con la Fiamma Yamato di Roma che nel 1967
aveva vinto il titolo italiano a squadre battendo anche i gruppi
sportivi militari. Il contatto fu importante per due fattori: 1)
attraverso il Mº. Mikuriya, insegnante di karate presso la Fiamma
Yamato Roma, entrammo in contatto con il Mº. Satoshi Sueiro che
all'epoca insegnava a Verona e decise di venire da noi aprendo nel
1973 il primo corso di karate. 2) Il tesseramento di alcuni di noi
con la Fiamma Yamato Roma, accordo che permise al giovane Stefano
Tringali di poter fare gli esami d'ammissione all' A.N.I.J.
(Accademia Nazionale Italiana Jūdō), dove avrebbe conseguito
l'abilitazione all'insegnamento del Jūdō. l' arrivo del Mº.
Satoshi a Mestre fu un evento. In quel periodo impazzavano i film del
mitico Bruce Lee dai titoli più suggestivi che mai (l'urlo di Chen,
La treccia che uccide, Dalla Cina con furore, ecc.ecc.) e la
palestra, come per miracolo, si riempì di praticanti. Lo stile Go-Ju
(letteralmente duro / morbido) del Maestro Satoshi e del suo
assistente Mithoshi, ( giovane agonista di Fukuoka campione dell'
isola di Kyūshū ) era particolarmente impegnativo; i colpi venivano
portati a fondo, tranne che nei punti vitali. Al primo allenamento
parteciparono 60 persone, al secondo 40, al terzo 20. Nel giro di due
settimane avevano già abbandonato i due terzi degli iscritti,
preferendo continuare a guardare i film piuttosto che impegnarsi
seriamente in allenamenti duri e faticosi. In quel periodo si
distinsero particolarmente due atleti: Roberto Adelmo Portinari,
ufficiale dei Lagunari e Bissacco Nadir che divenne un buon amico di
Mithoshi e che attualmente è ancora dirigente del Club. La
particolare durezza del Go Ju Ryu portò il Maestro ad accettare
unicamente allievi adulti, ciò portò bambini e ragazzi a confluire
nei corsi di Jūdō. Così, per esempio Roberto Pagliarin, prima
cintura nera agonista del Rōnin Kai, conseguita a soli 16 anni,
voleva praticare il Karate, come il fratello Francesco, ma si vide,
per nostra fortuna, indirizzato al Jūdō. A seguito dei buoni
rapporti mantenuti con la Fiamma Yamato Roma, il loro Insegnate
Tecnico, il giapponese Masami Mathushita, che divenne in seguito
allenatore della Nazionale Italiana, tenne una serie di lezioni al
Rōnin Kai permettendo anche al settore Jūdō di decollare.
Alla
fine del 1973 attraverso il Mº. Adriano Pizzolon, contattammo il Mº.
Renzo Ondei, che aveva appena finito il corso presso l' Accademia di
Roma e che accettò la direzione tecnica. Nel 1974 fu formalizzata la
costituzione del Rōnin Kai Jūdō Karate Club con 9 soci fondatori,
Presidente il Col. Giuseppe Tringali, Vice il Geom. Roberto Maggiori
ed Insegnante Tecnico il Mº. Renzo Ondei, oggi VI Dan ed ottimo
amico dei Rōnin. Se per il Jūdō l'affiliazione alla Federazione
decorse immediatamente, cioè non appena reperito un tecnico
abilitato, la stessa cosa non era possibile con il Karate, dove ogni
stile aveva una sua organizzazione e non essendo sport olimpico a
nessuno interessava entrare nel "sistema CONI".- In Italia,
all' epoca, erano presenti principalmente 3 stili (ryu) lo Shotokan
del Mº. Iroshi Shirai, il Wadoryu del Mº. Toyama ed il meno diffuso
Go-Ju del Mº. Satoshi.
Tra la fine del 1974 ed il 1975 Stefano
Tringali frequenta il corso "Lambda" dell' A.N.I.J. e
ottienne l'abilitazione all'insegnamento, anche se in verità già da
alcuni anni seguiva il corso dei bambini e ragazzi. Dal 1975 diventa
l' Insegnante tecnico titolare del Rōnin Kai. I risultati agonistici
non tardarono ad arrivare e già dopo il primo anno di affiliazione
ci furono vari finalisti a2lle gare nazionali. Basta consultare l'
"Albo d'Oro"
inserito nel nostro sito per rendersene conto. Se le cose andavano
nel migliore dei modi per il Jūdō così non era per il karate che
non partecipava a vere e proprie gare ma solo a scambi tra palestre
dello stesso stile. Nell'organizzazione del Mº. Satoshi le palestre
più importanti si trovavano nelle città di Roma e Perugia sotto la
guida del Mº. Mikuriya, e a Verona e Mestre con il Mº. Satoshi e il
fortissimo Mitoshi. Nell' estate del 1975 il Mº. Satoshi torna in
Giappone per motivi familiari ed il gruppo entra in crisi. Durante la
pausa estiva viene contattato un altro Maestro giapponese ed arriva
in Italia Toshio Yumoto IV Dan della J.K.A. (Japan Karate
Association) ma il problema più grosso è costituito dalla diversità
di stile; infatti il Mº. Yumoto pratica lo Shotokan. Sicuramente si
tratta di uno style meno complesso del Go-Ju, sebbene più rigido
incontra quasi subito un successo attraverso le competizioni; è di
fatto uno stile meno "filosofico" e più sportivo anche se
il Mº. Yumoto lo pratica in modo tradizionale attraverso un attento
studio dei kata (forma, modello). Il capo scuola in Italia è il Mº.
Hiroshi Shirai che vive a Milano, in Veneto si distingue il veneziano
Bruno De Michelis che nella sua brillante carriera agonistica
raggiunge il traguardo di vice campione del mondo. Il Mº. Yumoto
lavora molto bene e nel giro di un anno insegna, oltre che a Mestre,
anche a Ferrara e Trieste creando in poco tempo un gruppo molto
valido ed affiatato. In un incontro con il Mº. Shirai viene
stabilito di non aderire a nessuna Federazione mantenendo di fatto
una posizione autonoma che durerà per diversi anni. Tra gli allievi
diretti del Mº. Yumoto, due in particolare hanno rivestito un ruolo
importante all'interno del Rōnin Kai : Giovanni Ronchini e Giovanni
Timperanza che in breve tempo acquisirono la cintura nera
riconosciuta inizialmente dalla FIAM (federazione Italiana Arti
Marziali). Nel 1978 anche il Mº. Yumoto fa ritorno in Giappone
lasciando il compito di proseguire nella sua opera ai suoi allievi
più anziani e preparati. Nel frattempo un altro Maestro giapponese,
questa volta per il Jūdō, aveva fatto il suo ingresso al Rōnin
Kai, si tratta di Fumio Ichizuka di Saitama Ken, vicino Tokyo. Per il
suo carattere e la sua simpatia Fumio conquista l'ammirazione e
l'amicizia di tutti gli allievi. Resterà con noi per ben 8 anni
segnando il periodo più bello e più esaltante della storia del
Rōnin Kai. Contemporaneamente lui per il Jūdō ed il Mº. Yumoto
per il Karate portarono il Club al suo punto massimo di crescita,
infatti gli allievi di Jūdō arrivarono a 100 iscritti superando per
la prima volta quelli del Karate, che comunque superavano la
cinquantina. In palestra inoltre, grazie alle capacità organizzative
dell'allora Presidente e della segretaria Michela venivano coordinati
anche corsi di Aikido, ginnastica, danza e yoga, permettendo al Club di non
avere problemi finanziari e di poter spesare le trasferte a tutti gli
atleti impegnati agonisticamente in tutta Italia. Dal 1978 al 1984,
dopo la partenza del Mº. Yumoto l' insegnamento del Karate viene
affidato al Mº. Paolo Bonora che diverrà una figura di spicco del
Karate veneto in quanto per ben 8 anni rivestirà per la FiJLKAM la
carica di responsabile regionale di settore. Anche il karate comincia
ad affacciarsi al mondo delle gare, sebbene il problema "federale"
non sia ancora risolto e di fatto restano ancora due grosse
organizzazioni che si contrappongono la FESIKA del Mº. Shirai a
Milano e la FIK del Mº. Basile a Roma. Paolo Bonora, allievo del Mº.
Failoni, era direttore tecnico dello Shotokan Mirano, ove per una
naturale collaborazione tra i due Club, viene fondato il Jūdō Club
Mirano; si alternavano nell'insegnamento a Mirano i Maestri Ichizuca
e Tringali ottenendo in breve tempo apprezzabili risultati. Il Mº.
Bonora lascia l'insegnamento al Rōnin Kai nel 1984, resta il Mº.
Giovanni Ronchini che con la caparbietà e la serietà che lo hanno
sempre distinto continua nell'insegnamento e collabora attivamente
alla vita del Club sia istituendo un corso di ginnastica amatoriale
sia entrando nel direttivo come dirigente oltre che come tecnico.
Mentre il karate prosegue tra alti e bassi nel Jūdō si raggiungono
risultati impensabili solo pochi anni prima (vedi Albo
d'Oro). Basti pensare che nel 1983 il Rōnin Kai si piazza al
127o. posto (su oltre 1000) nella classifica Nazionale per Club, al
9o. posto nella regione Veneto e al secondo nella provincia di
Venezia. Nel 1984 raggiunge il massimo, 57o. posto a livello
nazionale, terza società del Veneto e prima nella provincia di
Venezia. Purtroppo però nel 1986, a segnare la fine di un periodo
bellissimo, arriva uno sfratto esecutivo, intrapreso dopo la morte
del Sig. Cesare Pomiato, proprietario dell'immobile, a seguito della
volontà degli eredi di venderlo. Il Club fu costretto ad abbandonare
la sede storica di via Felisati 109 ed a cominciare ad "errare"
, ancora una volta come i leggendari Rōnin, alla ricerca di una sede
per gli allenamenti. Naturalmente tutte le attività collaterali
(danza, yoga e ginnastica) vengono disperse, solo la volontà e
l'impegno costante del Mº. Tringali per il Jūdō e del Mº.
Ronchini per il karate permettono al Club di sopravvivere . Senza
l'aiuto di nessuno, senza sponsor n´ economici n´ tantomeno
politici, passa il periodo più nero della sua storia. Prima una
sistemazione presso l'oratorio della chiesa dell' Altobello, poi
attraverso la trafila delle assegnazioni degli spazi palestra
arriviamo all'Istituto d' Arte ex Giulio Cesare (via Tasso angolo
C.so del Popolo) per finalmente giungere alla fine degli anni 80 ad
avere in assegnazione l'attuale palestra in via Catalani 9. Con
l'arrivo in via Catalani, fummo costretti a sostituire i vecchi
tatami in paglia di riso, che essendo più spessi creavano un
problema in altezza quando venivano riposti. l'acquisto dei tatami
nuovi era una spesa impegnativa, soprattutto in quel triste periodo.
Ci venne in aiuto il CONI che attraverso l'allora responsabile
provinciale per il Jūdō Mº. Gianpaolo Scagnetto, buon amico, ci
fece avere un contributo. In quel periodo un particolare merito va
riconosciuto al Mº. Ronchini per aver tenuto coeso un gruppo ed aver
aiutato il Club a superare i momenti più bui senza staccarsi e
mantenendo viva la tradizione dei Rōnin. Nei primi anni '90 il Mº.
Ronchini ed un piccolo gruppo di suoi allievi comincia una nuova
avventura avvicinandosi al mondo del Ju-Jutsu seguendo con interesse
ed impegno il metodo del Mº. Robert Clarck, e frequentando
periodicamente la palestra del Forza e Costanza Brescia ove lo stesso
stile era seguito anche dal Mº. ROCCA. Nell'avventura vengono
coinvolti due agonisti del Jūdō che avevano appena conseguito la
cintura nera. Enrico Signori e Luca Marchi che conseguiranno in
seguito anche la cintura nera di Ju-Jutsu; Enrico in particolare
terrà il primo corso di difesa personale/ ju-jutsu conducendolo per
alcuni anni con ottimi risultati. Le vicende federali del karate
continuano ad evolvere fino alla fine del 1993 anno in cui viene
costituita la FILPIK ed il karate entra di fatto a far parte, pur non
essendo disciplina olimpica, della stessa Federazione del Jūdō. Il
Mº. Ronchini non intende aderire al nuovo progetto federale del
karate; d'altronde i suoi interessi si stanno già da tempo
orientando verso il ju-jutsu. Inoltre all'interno del gruppo del
karate si sta formando una "fronda" che convince il Mº.
Ronchini a staccarsi dallo storico Rōnin Kai e a fondare il KAMI
CENTER aderendo, anziché alla federazione, ad un ente di promozione.
Finchè i rapporti vengono tenuti personalmente dai Maestri Ronchini
e Tringali, Rōnin di nome e di fatto, non ci sono problemi di
convivenza; tant'è che il Mº. Tringali, divenuto nel frattempo
anche Presidente del Club, ottiene l'assegnazione degli spazi nella
stessa palestra anche per il Kami Center negli altri giorni.
Purtroppo però, la continua azione di disturbo dei "dissidenti"
porta al definitivo distacco tra i due sodalizi. Non resta che
ringraziare ancora una volta il Mº. Ronchini per quanto ha fatto
all'interno del Rōnin Kai nel periodo più difficile, per la sua
coerenza e la serietà con la quale si è affermato negli anni
risultando essere, a nostro modesto avviso, uno dei migliori
insegnanti di ju-jutsu attualmente praticanti in zona. Evidentemente
gli insegnamenti del Mº. Yumoto non sono stati inutili. Giusto per
sottolineare l'importanza che ha avuto la nostra palestra nella
realtà presente sul territorio vogliamo qui citare un altro Rōnin
che ancora insegna a Mestre: il Mº. Roberto Ronchini, fratello di
Gianni. Roberto, già campione regionale di Jūdō, più volte
finalista ai Campionati Italiani di Jūdō, è divenuto un forte
agonista anche nel karate; ha insegnato presso la palestra di Karate
più forte del Veneto, il Karate Project di Noale (oggi ASI Karate
Veneto) ottenendo ottimi risultati. Roberto è rimasto nel mondo del
Karate all'interno della Federazione ed attualmente è Insegnate
Tecnico del gruppo karate della Polisportiva Terraglio di Mestre. Nel
1994, esattamente a 20 anni dalla fondazione ufficiale, il Rōnin Kai
affilia alla Federazione anche il settore karate. Ciò è possibile
grazie al riavvicinamento del Mº. Giovanni Timperanza che da subito
aveva aderito alla costituzione del settore karate nella FILPJK (poi
divenuta FiJLKAM) e che possiede i requisiti richiesti. Con il Mº.
Timperanza decolla l'attività agonistica del settore karate con
ottimi risultati a livello nazionale (vedi Albo
d'Oro). Il gruppo del Karate è molto affiatato l' "impronta
giapponese" del Mº. Yumoto è ben presente, la tradizione del
Rōnin Kai può ben continuare. All'interno del settore karate come
Tecnici si distinguono tra gli altri, Claudio Luise, purtroppo
prematuramente scomparso e Silvia Marin, che ha partecipato come
tecnico al primo corso di "M.G.A."(Metodo Globale
Autodifesa) e poi come laureata in Psicologia ha collaborato con il
Mº. Tringali alla realizzazione di un corso di difesa personale
preparando due lezioni teoriche (psicologia dell'aggredito e
psicologia dell'aggressore) estremamente interessanti. l' attività
del Karate diretta dal Mº. Timperanza all'interno del Club è durata
fino al 2002, anno in cui il Mº. Timperanza ha rassegnato le proprie
dimissioni. Da quell'anno il karate non viene più praticato
all'interno del Club e un pò, come a voler sintetizzare, con una
fotografia, la situazione italiana del Karate si può dire che: il
Mº. Bonora, dopo aver ricoperto importanti incarichi all'interno
della federazione è stato colpito da una sanzione disciplinare
esagerata che lo ha costretto ad abbandonare la FiJLKAM e concentrare
la sua attività nel gruppo karate della Libertas, Il Mº. Ronchini
Giovanni pratica il ju-jutsu al Kami Center operando con
le Us. Acli; per giungere in seguito a costituire il gruppo jujutsu all'interno della Polisportiva Terraglio. il Mº. Timperanza ha seguito Paolo Bonora all'interno
della Libertas. Nessuno di loro, per lungo tempo, opera all' interno della FiJLKAM; di
fatto un patrimonio di esperienze maturato in 20 anni di attività è
disperso, così come si dispersero i 47
Rōnin. Resta solo la speranza che un giorno possa riaggregarsi
per entrare nella Storia e mantenere principi e valori tramandati da
tanti validi Maestri, piuttosto che andare incontro a tante piccole
avventure destinate ad essere dimenticate. Certo che se tutte queste
persone facessero ancora parte dello stesso sodalizio, saremmo di
fronte alla più forte palestra mai esistita sul territorio, operante nei settori
del Jūdō, Karate e Ju-jutsu. Purtroppo resta solo un' ipotesi, un
piccolo sogno, ma non è detto che in futuro non possa avverarsi,
così come i 47 Rōnin
si sono ritrovati, dopo mille peripezie, per compiere la loro
missione.
Dal 2003 all'interno del Club si pratica solo il Jūdō, ed in via marginale ed amatorialmente, la difesa personale. Pensando a quanta strada è stata fatta non si può non constatare come i tempi siano cambiati, i bambini e i ragazzi sono cambiati. I ritmi della vita, le abitudini sono completamente mutati. Oggi un giovane può girare il mondo con molta facilità, cosa impensabile nel 1974. Anche i metodi d'insegnamento hanno dovuto adeguarsi ad una situazione completamente diversa. In questo il Club si è adeguato, orientando la propria attività alla massima collaborazione ed integrazione con il mondo della Scuola. Proprio nel 2003 viene organizzato il primo corso per piccoli allievi della Scuola materna (vedi la voce "corsi" nel sito); a coadiuvare il Mº. Tringali c'è una allieva medagliata ai Campionati Italiani che nel frattempo ha conseguito la qualifica di Insegnate Tecnico: Ester De Nicola che oltre a mettere a disposizione la propria esperienza Jūdōistica si propone in prima persona come mamma, inserendo nel corso il figlio Alberto. Sono 9 i piccoli allievi che hanno partecipato al primo corso "materne", ancora oggi alcuni di loro frequentano il Club. E così si sta ripetendo di anno in anno e i tecnici affrontano aggiornamenti e metodiche con materie una volta completamente disattese (psicomotricità, pedagogia ecc.ecc.). Il lavoro sui piccoli è lento ed impegnativo, ma i risultati si vedono, naturalmente a lunga distanza. Il Jūdō è uno sport altamente tecnico ed ogni movimento deve essere collocato in una situazione sempre diversa condizionata da innumerevoli variabili. La maturazione motoria del bambino deve progredire parallelamente all'apprendimento tecnico specifico, senza forzature iniziando con il gioco per passare solo dopo anni all'apprendimento ed esecuzione delle tecniche di Jūdō. l'agonismo di fatto comincia dopo il compimento del 12°. anno d'età costituendo un obbiettivo facoltativo che, se affrontato con un' adeguata preparazione, potrà sicuramente rivelarsi una bellissima avventura per i ragazzi e soprattutto un' esperienza positiva. In collaborazione con la Scuola Elementare e nell'ambito del progetto della Regione Veneto "Più Sport a Scuola" il Club organizza da diversi anni, in orario curricolare, un corso di avviamento al Jūdō della durata di 6 lezioni destinato ai bambini di 1ª e 2ª che approfondisce e sviluppa quanto già proposto alle materne. Dal 2012/2013 è stato riservato, dalle 16,40 alle 17,30 , durante i giorni di palestra, un corso speciale, con una quota scontata, per i piccoli del plesso "F. Queri" che potranno proseguire gradatamente nell'apprendimento del Jūdō senza disperdere il piccolo "patrimonio motorio" acquisito nei corsi di avviamento. Di fatto dal 2003 ad oggi l'attività del Rōnin Kai si è concentrata nello sviluppare il rapporto con la Scuola, così come suggerito anche dalla Federazione che da anni forma i propri Tecnici in questo senso. I risultati, anche sotto il profilo agonistico, ci sono, anche se va' evidenziato un ruolo più "sociale" che il Club ha assunto adeguandosi di fatto ai tempi.
Il motto che abbiamo scelto per i festegiare questo importante traguardo "50 ANNI NELLA TRADIZIONE PER PROGREDIRE" ben sintetizza la nostra storia che qui abbiamo cercato di illustrarvi.
Dai primi anni '70, sotto la guida di valenti insegnanti giapponesi, siamo arrivati ai giorni nostri all'interno di una struttura scolastica. Dai rigidi sistemi d'insegnamento dei Maestri Satoshi, Yumoto, Ichizuka siamo giunti all'interno della Scuola a parlare di psicomotricità e funzione sociale.
È giusto così, ma il percorso ha seguito un filo conduttore che ha coinvolto molte persone e che nel tempo vuole conservare i valori più veri dello sport ed in modo particolare del mondo delle arti marziali. Tutte le persone che sono entrate in contatto con il nostro Club, direttamente o indirettamente, hanno potuto conoscere e vivere tutto ciò. Sanno cosa significa sudare e faticare per raggiungere un risultato, senza usare scorciatoie, senza avere ne sconti ne vantaggi economici. Cadere decine di volte per rialzarsi e ricominciare sul Tatami così come nella vita. Superare sempre se stessi, conoscere la vera amicizia, quella di chi suda con te; la lealtà di un combattimento dove uno vince e l'altro perde senza mai aver battuto un nemico, ma sempre nella consapevolezza di aver affrontato un avversario che più è forte e più ti gratifica; ti ha fatto crescere e insieme farete crescere chi viene dopo, nel rispetto di quella tradizione che vuole che le cinture di grado superiore aiutino le cinture bianche.
Lealtà, coraggio, altruismo, perseveranza, rispetto di se stessi e degli altri e soprattutto degli anziani, questi sono i valori che erano presenti nel "Bushido", il codice d'onore che seguivano i leggendari Rōnin e che sono sempre stati presenti nell'attività del nostro Club. Tali valori, che esistono da sempre, dovrebbero essere alla base di una società che vuole migliorarsi. Noi rispettiamo la Tradizione per continuare a progredire.
Nel corso dei festeggiamenti per i 50 anni di attività verrà proiettato il film "L' ultimo Samurai" con Tom Ctuise, preceduto e seguito da un interessante intervento di carattere "storico-culturale" curato dalla nostra RONIN di "lungo corso" Anna Baldin.